Un vecchio puzzle che non so comporre

Tra le cose scritte in tempi non sospetti, quando scrivere significava più nascondersi che aprirsi, ci sono dei pensieri brevi, confusi, gettati sulla pagina senza troppe giustificazioni, e soprattutto senza un titolo. Li accompagnavo con la frase “I titoli sono un’etichetta, e certi pensieri non li voglio etichettare”, così mi limitavo a numerarli in ordine cronologico. Di qualcuno ricordo addirittura l’attimo in cui l’ho scritto, ma ancora oggi non saprei bene come definirlo. Credo che siano frammenti di istanti e sensazioni, tessere di un puzzle che, se composto con la giusta attenzione, magari mi potrebbe restituire anche un quadretto piacevole. Solo che io, nel mettere a posto le cose, non sono mai stata troppo brava. I puzzle tendo a distruggerli sempre, e perdo anche qualche pezzo per strada. Se riesco, però, sono tendenzialmente una che conserva tutto, a partire dai ricordi. Io e miei strani rituali collocati a metà tra il nostalgico e il masochista. Forse è questa la più grande condanna di chi scrive: trovare ovunque pezzetti di carta pronti a ricordarti le parole che non hai detto, il tempo che hai sprecato, le emozioni che hai lasciato andare, le cose che hai perso, i posti in cui non puoi tornare, gli occhi di chi ti ha dimenticato.

I titoli sono un’etichetta, e certi pensieri non li voglio etichettare

1.Volevo essere per te
la verità che si rivela
in mezzo a un mare di bugie.

2.Sono un ossimoro vivente,
una macchina che sfreccia
mentre va controcorrente.
Una contraddizione: la nebbia in mezzo al chiarore,
una luna spenta che accende il sole.

3.Un letto che diventa tela 
e tu sei l’opera d’arte
che la mia vita c’ha dipinto sopra.

.5.La mia pelle che diventa un pianoforte
e tu che quasi suoni,
ogni volta che mi tocchi.

6.Come un pugile che abbassa la guardia
prendo un colpo ogni volta che abbandono le difese.
Non credevo d’essere su un ring.
Io sono fatta per amare,
non per combattere.

7.Ho vissuto davvero
solo quando  ho fatto ciò che non avrei dovuto.
Sono la persona meno prudente
e meno razionale del mondo.
Non finirò mai di amarmi, né di odiarmi per questo.

Precedente Grazie, dopo troppo silenzio Successivo Quand'è che ai bambini si raccontano le storie?